giovedì 30 aprile 2020

PRESENTAZIONE "LA PREDA" - DOMENICA 3 MAGGIO

Presentare un libro per la prima volta mette sempre un po' di ansia.

Ricordo ancora la prima presentazione de La Storia di un Uomo Solo alla Fondazione Alario, ad Ascea Marina (SA) con Antonio Pesca ad introdurmi.

Tanti amici, tanta emozione. Paura di non essere all'altezza.

E ricordo la prima presentazione de La mia Ragazza è Single, alla Libreria Imagine's Book di Salerno, insieme ad Emerenziana Sinagra.

Ancora tanti amici, ancora tanta emozione. E la stessa identica paura di non essere all'altezza.

La presentazione de La Preda sarà diversa. Inevitabilmente. Non potremo abbracciarci e non potrò guardarvi negli occhi.

Non ci saranno bottiglie da stappare, non ci saranno libri da firmare e dediche da scrivere (tutte una diversa dall'altra ovviamente), ma l'emozione sarà la stessa.

Insieme a Pantaleo Sansone e ad Adolfo De Santis vi parleremo del mio ultimo libro e -quindi- vi parleremo un po' anche di me.

In ogni libro, in ogni pagina, c'è sempre qualcosa di personale.
Qualcosa che molto spesso è nascosto.

Non è facile parlare di se e non è facile farlo con amici che ogni volta scoprono nelle varie pieghe dei tuoi racconti sempre qualcosa in più.

Ma tranquilli, non sarà una di quelle noiose presentazioni dalle quali non vedi l'ora di scappare e tornare a casa. Anche perché a casa -durante questa presentazione- ci sarete già.

Vi aspettiamo domenica 3 maggio alle ore 18.00 sul mio profilo Facebook. Sarà l'occasione per rivederci ed abbracciarci. Seppur solo virtualmente.

A domenica.

Doni

lunedì 27 aprile 2020

LA PREDA IN DIRETTA FACEBOOK

Domenica 3 Maggio alle ore 18.00 in Diretta sul mio profilo Facebook presento il mio ultimo libro "La Preda".

Ne parleranno con me Pantaleo Sansone e Adolfo De Santis.

Vi aspettiamo.

Intanto acquista qui la tua copia: La Preda

venerdì 24 aprile 2020

LA BELLEZZA DELLE PICCOLE COSE

La bellezza delle piccole cose.

Come un bambino per la prima volta in piedi.

La grazia di ogni minimo movimento.

La scoperta.

Lo stupore.

Assaporeremo ogni passo. Sebbene sarà difficile lasciarsi andare senza la paura di cadere.

E magari cadremo. Poi ci rialzeremo. E cadremo ancora.

Ma coglieremo l'importanza di ogni piccola cosa. Anche della caduta.

Bere un caffè. Sentirne anche solo il profumo in un bar.

Fermarsi sul lungomare. Guardare l'orizzonte fumando una sigaretta.

Torneremo presto a farlo. Godendoci il momento come non l'abbiamo mai fatto.

Senza correre.

A cosa serve correre se la meta l'abbiamo già raggiunta. Ed è intorno a noi.

mercoledì 22 aprile 2020

LA PIOGGIA, RINASCITA E SERENITA'

Piove.

Fuori dalla finestra le gocce si rincorrono e sbattendo sui balconi, sulle finestre e per strada scandiscono un ritmo gradevole e costante.

La pioggia, la tanto bistrattata pioggia.
Eppure così rilassante, così piacevole sottofondo alle nostre giornate.

"Dio è nella pioggia", diceva l'anarchico protagonista del film "V per Vendetta".
Ed è proprio così.

La pioggia, simbolo di rinascita e rinnovamento.

Qualsiasi cosa - anche negativa - ha un suo scopo nell'universo. Non che la pioggia sia così negativa.

I semi senza la pioggia non germoglierebbero. La natura si spegnerebbe lentamente senza la pioggia.

Dunque impariamo, da questa pioggia, a rinnovarci e a diventare migliori di come eravamo. Come la natura.

Bisogna cogliere sempre - seppur fosse necessario combattere contro il dolore e la tristezza - il lato positivo delle cose.

Soprattutto perché un'altra caratteristica della pioggia è la sua temporaneità.

"Non può piovere per sempre", diceva Eric Draven, ne "Il Corvo".
Piove oggi, pioverà anche domani.

Ma ogni cosa bagnata, prima o poi, si asciugherà.

Sarà quello il momento in cui dovremo osservare cosa la pioggia ci ha lasciato e guardare tutto da una prospettiva diversa, nuova.

Fermiamoci ad ascoltare la pioggia. Ed impariamo da essa.

venerdì 17 aprile 2020

Terzo libro per “la penna” di Donato D’Aiuto. “La preda”

Donato D’Aiuto, giovane avvocato “figlio d’arte” è poco più che trentenne. Nato a Vallo della Lucania (SA), nel Cilento. Dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Firenze, è rientrato “in patria", dovremmo dire “felicemente”, poiché si dice orgogliosamente cilentano. Già conosciuto per avere pubblicato nel 2017 “La Storia di un Uomo Solo”, per la Graus Editore, nel - 2019 pubblica “ La mia Ragazza è Single”, sempre per la Graus Editore. Nel 2020, invece, per il suo terzo romanzo, “La Preda”, si lancia con Amazon Kindle, offrendo quindi una ... continua su Informazione.it

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"CARPE DIEM", COGLI IL GIORNO!

"Carpe diem", diceva Orazio.

Sebbene si sia diffusa una traduzione errata della locuzione latina, ovvero "cogli l'attimo", il senso delle parole di Orazio era diverso ed è molto attuale.

In questi giorni passati forzatamente tra le mura domestiche e con una sensibile riduzione del tempo dedicato al lavoro, è aumentato a dismisura il tempo da dedicare a noi stessi.

La traduzione letterale del "carpe diem" oraziano è "cogli il giorno" ed è un'esortazione a godere di tutto ciò che la vita ci offre nella nostra vita quotidiana. Di qualsiasi entità sia.

Sembra quasi che Orazio l'abbia scritto pensando ad una possibile quarantena. Ma lasciamo da parte le battute, altrimenti qualcuno potrebbe trarne materiale per paragonare il poeta latino a Nostradamus.

In questi giorni ci siamo conosciuti di più o, forse, abbiamo soltanto avuto il tempo di tirare fuori una parte di noi da tempo impolverata.

Abbiamo avuto modo di commuoverci vedendo un film insieme alle persone a noi care; o magari abbiamo avuto modo di ridere insieme a loro rivedendo una vecchia commedia.

Abbiamo avuto anche più tempo per parlare e per dirci cose che forse non avrebbero dovuto rimanere per così tanto tempo chiuse nel cassetto.

Ed abbiamo anche avuto modo di ascoltare lo splendido monologo di Stefano Massini, a Piazzapulita, su Sepulveda e sull'inviolabilità della nostra libertà per poi di fermarci a pensare di quanto vere siano quelle parole che ancora ci rimbombano dentro.

Ma forse non c'era bisogno di una pandemia per tutto questo.

Basterebbe -una volta terminata l'emergenza- conservare la voglia e la capacità di ritagliarsi del tempo per se stessi e per i propri cari e i propri amici, perché "cogliere il giorno" e godersi la vita in ogni sua sfaccettatura è stupendo. Ma è ancora più bello farlo in compagnia.

giovedì 16 aprile 2020

VERITA' O FAVOLE?

Siamo sicuri che Cappuccetto Rosso per salvare la nonna dal lupo cattivo non è rimasta gravemente ferita?

Siamo sempre stati abituati ad ascoltare favole a lieto fine e così col passare degli anni abbiamo preferito la "favola" alla "verità".

Ma siamo proprio sicuri che sia questa la scelta migliore?

I social, ai nostri giorni, scandiscono lo scorrere del tempo, ricordandoci ogni giorno dove ci trovavamo, cosa pensavamo e con chi eravamo l'anno precedente in quello stesso giorno.

Tra un anno ricorderemo questa quarantena, sperando sia soltanto un lontano e brutto ricordo.

Ma dovremo ricordarcela. E dovremo anche farne tesoro.

Il Coronavirus è il virus della verità.
Ci ha costretto a mettere da parte le favole del "non arriverà da noi" e del "da noi non farà stragi".

Abbiamo fatto i conti con la verità dei fatti; perché i fatti non mentono mai.

Eppure quotidianamente siamo bombardati da favole e racconti fantastici. Non possiamo non prenderci le nostre colpe guardando la società che abbiamo contribuito a creare con la nostra ignavia.

Ci raccontano favole perché noi lo abbiamo voluto.
Abbiamo sempre preferito la "versione bella" alla "versione vera".

Il Coronavirus ha seppellito migliaia di nostri concittadini, ma deve insegnarci qualcosa. Altrimenti ogni sacrificio sarà stato vano.

La verità deve tornare al primo posto nella scala dei valori.
Anche quando è dura.
Anche quando è amara.

Raccontateci gli sforzi di Cappuccetto Rosso e le ferite infertele dal lupo cattivo.

Il tempo delle favole è finito.

Ma non possiamo lamentarcene, dipende da noi. Da tutti noi.

martedì 14 aprile 2020

LIBERO ANCHE STANDO SUL DIVANO

Dopo un mese -e anche più- di quarantena, ci siamo abituati, affacciandoci alla finestra, a vedere sempre i soliti pezzi di Mondo, sempre il solito spicchio di Universo.

Siamo a casa e vorremmo riprendere le nostre vite, il nostro lavoro.

Addirittura ci manca la monotonia della routine.

La sensazione è che mentre sia facile bloccare tutto e chiedere di restare a casa, la cosa difficile sia organizzare la ripartenza.

E allora cosa fare per fuggire dalla noia ed allontanare il pensiero del "carcere domestico"?

Ruota tutto intorno alla nostra mente.
Basta prendere in mano un libro ed iniziare a sfogliarlo e a leggerlo.

Inizia un viaggio, attraverso luoghi nuovi, storie nuove.
Un viaggio condito di profumi, sapori, emozioni.

E così io ho sentito la brezza di Istanbul, leggendo "Rosso Istanbul" di Ferzan Ozpetek. Ho sentito i profumi di quella città e ne ho sentito il vocio continuo di sottofondo. Ho sentito sulla pelle le stesse emozioni vissute dal protagonista per quel suo continuo desiderio di sentirsi accettato al 100 % dalla sua famiglia.

Poi ho sentito su di me il freddo dell'inverno di Oslo, grazie a Jo Nesbo e all'ultimo dei suoi fantastici libri sulle indagini del Commissario Harry Hole, "Il Coltello". Suspense, giri vorticosi, cadute e risalite. Ed ho bevuto insieme ad Harry dell'ottimo Jim Beam. Ho provato a convincerlo a provare la grappa barricata, ma non ci sono riuscito.

Ho viaggiato nello zaino del Direttore Mario Calabresi ed ho ascoltato con lui le storie che lo hanno spinto a scrivere "La Mattina Dopo". Tanti angoli del mondo conosciuti in 130 pagine e tante storie di uomini e donne da metabolizzare e farle entrare dentro di me per rendermi migliore. Non riusciamo neanche ad immaginare quanti eroi ci siano nascosti tra le pieghe delle grandi città.

Non leggo per passare il tempo, leggo per curiosità, per la voglia di trovarmi in posti così lontani semplicemente stringendo un libro tra le mani.

Leggo per la voglia di conoscere sempre una storia in più da poter raccontare.

Leggo per la voglia di viaggiare con la mente pur restando fermo in casa. Sul divano. Aspettando di ripartire.

venerdì 10 aprile 2020

IL TEMPO DELLA BELLEZZA


Il tempo scorre, ma a noi sembra non passare mai.

Mai come in questi giorni avvertiamo la differenza tra il "tempo della scienza" ed il "tempo della coscienza", per citare Henri Bergson.

Il tempo scorre, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo.
Sentiamo rimbombare nella testa gli scocchi delle lancette che scandiscono ogni istante delle nostre giornate.
In nessun modo possiamo incidere sullo scorrere cadenzato ed inesorabile del "tempo della scienza". Qualsiasi cosa accada -anche una pandemia- i secondi si rincorreranno sempre allo stesso ritmo.

Possiamo invece agire con molta più convinzione e con risultati apprezzabili sul "tempo della coscienza", quello che per Bergson è un tempo interiore e soggettivo e che risente sia dello stato d'animo del momento che delle esperienze vissute. 

Il momento particolare che stiamo vivendo non aiuta a distendere gli animi e ad accelerare le ore da vivere vedendo sempre lo stesso, identico cielo bianco del soffitto di casa nostra.

"La bellezza salverà il mondo", diceva il Principe Myskin ne "L'Idiota" di Dostoevskij.

E cosa può esserci di più bello dell'arte in ogni sua forma?

L'arte non è solo nelle piazze, nei vicoli delle città o nei musei, l'arte è intorno a noi in ogni momento e, a volte, è addirittura dentro di noi.

Curiosità e passione ci aiuteranno a ricercare la bellezza in ogni angolo e trasformeranno la nostra casa in uno spazio immenso da esplorare.

Ci dimenticheremo la condizione che stiamo vivendo.

Scrivere storie che da tempo affollavano la nostra mente e che non avevamo mai avuto il tempo di imprimerle sulla carta.
Leggere un libro che non avevamo mai avuto il tempo di leggere.
Guardare un film che non avevamo mai avuto il tempo di guardare.
Disegnare, se ne siamo capaci.
Ascoltare della musica, magari tornando anche indietro nel tempo.

Tutte cose che troppo spesso rimandiamo perché siamo troppo impegnati a correre, senza sapere neanche bene dove.

Ogni cose che ci fa vibrare è arte. Approfittiamo di questo momento per tornare a vibrare, lasciando da parte le corse affannose.

La bellezza forse non salverà davvero il mondo (o forse sì), ma di sicuro ci aiuterà a vivere meglio e ci permetterà di guardare il domani (ed anche l'oggi) con più serenità.

giovedì 9 aprile 2020

Donato D’Aiuto la mia ragazza è single

In Salerno. Venerdì 28 dicembre 2018, alle ore 18.30, presso la Libreria Immagine’s Book, verrà presentato il libro di Donato D’Aiuto “La mia ragazza è single”, per la Graus Edizioni. Ne parlerà con l’autore la giornalista Emerenziana Sinagra. L’Avv.to Donato D’aiuto è un giovane scrittore che si è già presentato al pubblico con un libro molto particolare, suo esordio letterario: “La storia di un uomo solo”, Graus Editore. Questo “numero uno” racconta la vita di un giovane uomo, che, pur possedendo doti che gli permetterebbero di superare l’empasse di un periodo molto difficile, rinuncia a rimettersi in carreggiata, a rischiare di nuovo, bruciando la propria vita con le conseguenze dell’intossicazione per abuso di bevande alcoliche e con l’immersione in uno stato di alterazione e confusione che lo condurrà a vivere soltanto di rimpianti. Oggi il giovane avvocato-scrittore, ritorna a noi con un altro lavoro in cui (per chi ha orecchie per intendere), si trova uno svolgimento caratteriale del primo protagonista, ossia quello che il giovane della “Storia di un uomo solo” avrebbe potuto divenire se solo non fosse stato. Se avesse avuto alle spalle il padre del protagonista di “La mia ragazza è single”. Dedicato: -“ A nonno Virgilio,mi hai amato incondizionatamente/ ti ho amato incondizionatamente.Mi guiderai per sempre,/tenendomi per mano. Già dalla dedica si può comprendere che lo scrittore ha alle spalle un “patrimonio familiare” che gli ha permesso di guardare alla vita con la serenità necessaria per scoprirne le asperità, restandone fuori. Ebbi già modo, con il primo lavoro, di conoscere sia il testo che l’autore, mediante una intervista e non si può negare che vi fosse, nella scrivente, la curiosità di sapere se vi sarebbe stato un seguito e, anche, se quel seguito avrebbe mostrato una “crescita naturale” nel livello dell’espressione, della scioltezza del linguaggio, nella profondità della dimensione sociale. Così è stato: Donato D’Aiuto presenta a noi un personaggio che, così come accadde per Alex (o anche Vodka, oppure Apache), il protagonista del primo romanzo, comprende di essere stato tradito dalla propria donna, però, a differenza del primo, possiede in sé “l’elen vital” che gli occorre per uscire dal baratro e ha, inoltre, il padre alle spalle. In “La mia ragazza è single”, si crea un altro presupposto di scelta: non “vivere o morire”, ma “perdonare o chiudere la storia con chi ci ha traditi”. Diego, il protagonista, è un ragazzo giovanissimo e molto sensibile. Più volte lo troviamo a piangere, cosa che ce lo rende vicino. E’ “scoperto” nel sentimento dell’amore, come la pelle di un neonato che può scottarsi al sole di maggio. Vive la passione per la sua ragazza in modo totale, donandosi fino alle ossa. Lei lo ricambierà? Occorre dire che questa storia sembrerebbe fatta per una di quelle deliziose trasposizioni filmiche verso cui i giovani (che pure si fingono impermeabili ai sentimenti), sono, in realtà attratti ed affezionati. Anche in questo scritto Donato vuole ritrovare una lezione di vita, questa volta con un finale positivo che accontenterà il lettore: proprio il giovanissimo Diego, così facile al pianto, troverà la forza di compiere la scelta giusta. Non vogliamo svelare la storia e ci fermiamo qui. Soddisfatti di sapere che “il nostro eroe”, ossia l’autore, persevera e cresce in bravura. Il nostro scrittore, Cilentano di origine, di professione è avvocato. Ha studiato a Firenze, per poi ritornare ad essere a pieno diritto di discendenza, cittadino del parco del Cilento. Si interessa di teatro, si dedica al giornalismo (per adesso da free lance), indaga il suo territorio e abbiamo già avuto modo di annotare che del suo antieroe (l’uomo solo), possiede l’amore per il giornalismo. D’Aiuto è un giovane uomo che, a contatto coi suoi simili, chiaramente “li studia”, ne comprende le emozioni nascoste, i drammi velati, le sensibilità dovute all’età e i conseguenti malesseri psicologici. Il suo primo personaggio lo avrà “trovato” in qualche coetaneo con la tendenza a cercare nell’alcool e nelle droghe la gratificazione che non consegue nella vita di ogni giorno. Chissà chi lo avrà ispirato per il secondo. L’appuntamento quindi è a Salerno, dove venerdì 28 dicembre 2018, alle ore 18.30, verrà presentato il libro di Donato D’Aiuto “La mia ragazza è single”, presso la Libreria Immagine’s Book, per la Graus Edizioni. Ne parlerà con l’autore la giornalista Emerenziana Sinagra, tra l’altro presentatrice e conduttrice presso “La TV di Gwendalina” di Vallo della Lucania, che già ebbe modo di presentare il primo libro di Donato D’Aiuto “La storia di un uomo solo”, a Sapri presso la Libreria “Il Cantuccio”, nel corso dell’incontro con l'autore.

di Bianca Fasano

Da: http://www.larecherche.it/testo.asp?Id=2282&Tabella=Articolo

mercoledì 8 aprile 2020

LA PREDA, IL MIO NUOVO LIBRO

"La Preda" è la storia di un ragazzo, delle sue paure, delle sue debolezze e dei suoi limpidi sentimenti.
Jack è costretto ad un viaggio forzato attraverso la sua mente per ritrovare ciò che di più importante aveva ed oramai sentiva di aver perso: il suo equilibrio.
Tra fughe ed inseguimenti, tra rotture e riavvicinamenti, Jack dovrà affrontare dure prove per ritornare alla luce lasciandosi alle spalle i fantasmi di un passato ingombrante.
Ci riuscirà davvero?

Per la tua copia Kindle Click here: La Preda

VALLO DELLA LUCANIA, "LA MIA RAGAZZA E' SINGLE" DI DONATO D'AIUTO

https://www.youtube.com/watch?v=ot6owYcVbd4

Da: Cilento Channel

La storia di un uomo solo, Donato D’Aiuto presenta il suo libro a Vallo della Lucania domenica 29.

Domenica 29 aprile alle ore 12, presso il Palazzo della Cultura – ex Convento dei Domenicani – (via Enrico Nicodemo), Donato D’Aiuto presenterà il suo libro “La storia di un uomo solo”, edito da Graus Editore. Dell’esordio letterario l’autore cilentano ne parlerà con le giornaliste Emerenziana Sinagra e Veronica Gatta e il Consigliere Comunale Rosario Liguori.

Il manoscritto di Donato D’Aiuto, che fa parte della collana “Specchi di Narciso”, racconta una vita apparentemente perfetta. Il protagonista ha tutto ciò che ha sempre desiderato: il lavoro di giornalista e la fidanzata ideale. Ma il tradimento della sua donna di sempre e la morte improvvisa del padre, a causa di un incidente stradale, lo portano al centro di una voragine, fatta di vodka e di solitudine. Poi – all’improvviso – un appiglio: la forza di due occhi verdi che, forse, non basteranno a tirarlo fuori da quella spirale di solitudine.

Da: http://www.gazzettadisalerno.it/ilibri/la-storia-di-un-uomo-solo-donato-daiuto-presenta-il-suo-libro-a-vallo-della-lucania-domenica-29/

“La mia ragazza è single”, Donato D’Aiuto racconta i rapporti umani

Donato D'Aiuto, nel suo secondo libro edito da Graus, analizza i rapporti umani in chiave psicologica e personale con una velata ironia.

Una storia di tradimenti, riflessioni, leggeri arzigogoli mentali in nome di un ritorno ad un’idea di purezza che solo l’amore autentico può concedere reciprocamente.

Donato D’Aiuto racconta i rapporti umani nel suo “La mia ragazza è single”
Sono alcuni temi del secondo titolo del giovane avvocato-scrittore Donato D’Aiuto che, dopo l’esordio con La storia di un uomo solo (Graus Editore, 2017), affida dopo soltanto un anno, al medesimo editore, un’altra storia dal titolo accattivante ed ossimorico “La mia ragazza è single”.

Un rapporto intrecciato ma strettamente unito come può presentarsi quello tra un padre ed un figlio (Leonardo e Diego) si scontra-incontra con il vincolo di Diego e Martina, la fidanzata di lui.

In questo quadro unito ed allo stesso tempo frammentato vanno in scena riflessioni, sentimenti che possono a prima vista apparir comuni al giorno d’oggi ma, in un’epoca sempre più “senza” ove la generazione più giovane ha effettivamente rinunciato a voler scoprire la ricchezza di un autentico maestro che possa anche fare le funzioni di confidente, ecco che il rapporto padre-figlio si fa più prezioso.

L’autore precisa che il rapporto tra un padre ed un suo figlio è un rapporto di autentico amore; diverso è il rapporto che si presenta in un fidanzamento o con un proprio coniuge: in questo ultimo caso la ricerca spasmodica ed incondizionata della ricerca della felicità dell’altro non è così scontata come apparirebbe.

Il comportamento di Martina, la fidanzata di Diego, come in parte recita il titolo del libro, turba non poco l’animo sensibile del giovane protagonista poiché esso riscontra nei suoi comportamenti un atteggiamento freddo e distaccato come se, appunto, la sua ragazza non sia effettivamente travolta da un desiderio d’amore per la sua persona.

In un rapporto arduo che sembrerebbe stenterebbe a nascere un sociologo che ha dedicato anni allo studio dell’innamoramento ed al suo “mistero” quale Francesco Alberoni, denoterebbe la mancanza di uno “stato nascente di un movimento collettivo a due”.

Nel corso della presentazione del libro, avvenuta il 28 dicembre presso la Libreria Imagines’book, l’autore, stimolato dalle domande della giornalista Emerenziana Sinagra che ha condotto la presentazione, ha precisato che la vicenda narrata non ha un preciso tempo o uno specificato e definito luogo in cui si svolge la vicenda; al contrario, vi sono due storie precise che si affrontano senza mai incontrarsi, l’una fa da cornice alla sua rispettiva “doppia”: il personaggio agisce e subisce le azioni in due circostanze differenti.

Come Calvino, che nel suo celebre “Se una notte d’inverno un viaggiatore” immaginava e rincorreva le storie che hanno un principio ma che non hanno una termine, anche D’Aiuto prova a ricercare e a creare storie che si incontrano ma che hanno bisogno di un’altra storia “gemella ” per completarsi.

da: https://salerno.occhionotizie.it/la-mia-ragazza-e-single-donato-daiuto-racconta-rapporti-umani/

Intervista allo scrittore emergente Donato D'Aiuto

Donato D’Aiuto nasce a Vallo della Lucania il 4 gennaio 1988.
Brillante e giovane avvocato, esordisce come scrittore nel giugno 2017 con “La storia di un uomo solo” edito da Graus Editore.
La prima esperienza editoriale di Donato D’Aiuto sta avendo un discreto successo. Il suo libro tocca temi fondamentali: la famiglia, l’amore, la solitudine, la ricerca di un equilibrio interiore…
Conosciamo meglio questo scrittore esordiente.
Donato, da dove nasce la tua passione per la scrittura? Quando hai iniziato a scrivere?
La mia passione per la scrittura nasce dallo sport. Ho iniziato scrivendo di calcio su un blog che avevo creato anni fa “Dracula Sport”. Da lì ho iniziato a collaborare con vari quotidiani sportivi, come calciomercato.com. Tutto è nato per gioco, per diletto. Poi la passione è cresciuta sempre di più.

C’è un romanzo o uno scrittore in particolare che ha, in qualche modo, “rivoluzionato” la tua vita contribuendo a far nascere dentro di te questo desiderio di scrivere?
In realtà il mio autore preferito è Jo Nesbo, norvegese scrittore di gialli, un genere del tutto diverso dal mio libro ma con il quale mi piacerebbe magari confrontarmi in futuro.

Parlaci un po’ di questa tua passione e delle tue emozioni ad essa correlate. Cosa vuol dire per te scrivere? Perché lo fai? Cosa provi quando metti le tue idee nero su bianco?
Con la penna è molto più semplice esternare delle sensazioni, delle emozioni che noi abbiamo dentro e che spesso facciamo fatica a portare fuori attraverso le parole. A volte troviamo difficile anche parlare con un familiare o con un amico, di fronte al foglio invece siamo soli e riusciamo a non avere filtri.

Veniamo al tuo libro. La trama è semplice e complessa allo stesso tempo. Racconta la storia di un giovane giornalista e scrittore che, a seguito di alcune sfortunate e tristi vicende che colpiscono la sua vita privata, percorre un viaggio interiore (purtroppo in declino) mosso da un unico grande desiderio: “sapere quante persone avrebbero sofferto se lui fosse morto”. Da dove nasce l’ispirazione per raccontare una storia tanto cupa? Da quali elementi sei partito per scrivere questo libro?
Nasce dalla parte più interna di me, quella parte che tutti abbiamo e che spesso tendiamo a tenere nascosta. Sono partito dalla condizione che molti ragazzi vivono nel corso della propria vita: la solitudine. In un tempo in cui tutti siamo social, tutti abbiamo migliaia di “amici” su Facebook, ci rendiamo conto che invece le persone che ci stanno veramente accanto sono poche, pochissime. Ma soprattutto a volte siamo così presi dalla nostra vita quotidiana da non riuscire a renderci neanche conto di chi ci tiene davvero a noi.

Raccontaci un po’ di questo “uomo solo”: è davvero un “uomo solo” o, piuttosto, un uomo che “si sente solo”?
Io credo che non ci sia molta differenza nello stato interiore tra chi “è solo” e chi “si sente solo”. La differenza sta nella possibilità di poter uscire dal vortice che ti porta verso il fondo. Come dicevo prima, nella nostra “epoca social” troppo spesso ci fermiamo all’apparenza, a quella patina che ogni persona mostra di sé, senza essere interessati ad andare oltre. Quindi non ci viene in mente di chiedere a un nostro amico “come stai?”. I rapporti personali si sono un po’ “desentimentalizzati”. Si sta insieme più per la voglia di far vedere “come si vive” che non per il piacere di vivere quei momenti.

Cos’è per te la solitudine? E, nel tuo libro, come la presenti al lettore?
Per me lo “stare soli” non deve essere visto sempre come un qualcosa di negativo. Da soli si pensa di più e anche meglio. Ma bisogna saperci anche stare. La solitudine è la degenerazione dello “stare soli”, il non saper affrontare questa condizione. Il rischio è quello di trovare facili rimedi, che poi rimedi non sono. È quello che fa il mio personaggio, che prova a combattere la solitudine con l’alcol. In questo modo la ripresa è solo un’illusione di breve durata.

Tra alti e bassi, quando il protagonista crede di non avere più alcuna ragione per essere felice, succede qualcosa che potrebbe cambiargli la vita. Perché hai deciso di inserire questo particolare? Volevi dare al tuo personaggio una seconda opportunità per essere felice?
Tutti hanno una seconda possibilità per essere felici. A volte anche una terza e una quarta. Il problema è che molti pensano che nella vita non ci sia bisogno di sforzi. Anche il mio personaggio era riuscito a realizzare subito i suoi sogni e questo lo aveva condizionato. Ma non sempre è così. A volte per ottenere i risultati sperati c’è bisogno di tanto impegno e tanta dedizione. Però si può cadere, sempre, e per rialzarsi occorre saper cogliere i segnali che troviamo sul nostro cammino. Il personaggio del mio libro, purtroppo, pecca in questo.

Apparentemente tu e il personaggio che hai creato siete molto diversi. Tu sei un ragazzo solare, pieno di vita e circondato da tanti amici. Eppure ci sarà qualcosa che vi accomuna…
Sì, io sono una persona estremamente solare ma nella storia del personaggio che ho creato c’è qualcosa di mio. Anche io, come tanti ragazzi della mia età, dopo gli studi ho attraversato momenti di sconforto in cui non riuscivo a vedere la strada che avrei dovuto percorrere, ma, come dicevo prima, ci vuole impegno, dedizione e tanta pazienza.

Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro?
Mi piacerebbe far capire a chi ne ha bisogno che non siamo mai soli, anche quando pensiamo di esserlo. Bisogna aprirsi, parlare con i propri amici e familiari, perché molte volte sottovalutiamo la forza di una semplice chiacchierata.

Se dovessi scegliere tre aggettivi per descrivere il tuo libro, quali useresti?
Scorrevole, suggestivo e interessante. Spero che questi aggettivi possano essere condivisi da chi mi ha letto.

Hai riletto il tuo libro dopo la pubblicazione? Avresti aggiunto, eliminato o modificato qualcosa? E se sì, cosa?
L’ho riletto più volte ma mai per intero. Mi è capitato anche di pensare “non l’ho scritto io”. Però non ho mai pensato di dover modificare qualcosa perché questa storia era dentro di me esattamente nel modo in cui è venuta fuori.

Qual è stato il percorso che ti ha permesso di pubblicare il tuo libro? È stato difficile arrivare alla pubblicazione?
Ho semplicemente contattato la casa editrice Graus inviando il mio manoscritto. Qualche giorno dopo ho ricevuto l’email dall’editore che mi diceva di essere interessato alla pubblicazione del racconto; è stata una gioia immensa per me.

È trascorso quasi un anno dall’uscita di “La storia di un uomo solo”. Nel corso di questi mesi sono state organizzate varie presentazioni del tuo libro. Che riscontri hai avuto?
Ogni volta che mi trovo a presentare il mio libro è come fosse la prima volta. Stessa agitazione, stessa ansia, stessa emozione. Dal momento in cui è stato pubblicato ad oggi mi sono goduto ogni presentazione e ogni singolo apprezzamento ricevuto. E dirò di più, mi sono goduto anche le critiche. La cosa bella è sapere di aver trasmesso qualche emozione.

Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato (ammesso che tu ne abbia incontrate) nella promozione del tuo libro?
Fortunatamente le persone che mi hanno aiutato ad organizzare le varie presentazioni sono sempre state impeccabili e non mi hanno mai fatto avvertire difficoltà. L’unica cosa che mi dispiace è la poca presenza sul nostro territorio di librerie che sappiano organizzare eventi che possano valorizzare ragazzi del posto o, comunque, spingere i ragazzi ad interessarsi al mondo della lettura e della scrittura. La libreria non è soltanto il luogo fisico in cui vendere libri, ma è molto di più.

Dopo aver scritto “La storia di un uomo solo”, hai dato “forma” alla tua passione per la scrittura ideando il blog “Il Punto di Vista”. Puoi parlarcene un po’? Quali temi vengono trattati sul tuo blog?
“Il Punto di Vista” nasce da una mia idea e dalla collaborazione di mia sorella ed altri amici per dare voce a tutti i ragazzi appassionati di scrittura su qualsiasi tema: cinema, sport, politica. Diciamo che quello che ci interessa è esprimere delle “opinioni”. Ovviamente è un progetto nato da poco e va ancora sviluppato per bene. I margini di crescita ci sono, serve più costanza e più impegno. Colgo l’occasione per dire a tutti i ragazzi con la passione per la scrittura di coltivarla e, se vogliono, di cercare “Il Punto di vista” su Facebook.

Sei originario di Salento, nato a Vallo della Lucania, dove hai studiato fino alla maturità classica, hai completato la tua formazione a Firenze, laureandoti in Giurisprudenza, e ora vivi e lavori a Salerno. Quando qualcuno ti chiede “di dove sei?” cosa rispondi? Quanto ti senti cilentano?
Mi sento cilentano al 100%. Dopo aver studiato a Firenze, città che mi ha formato e alla quale sono molto legato, sono “rientrato alla base” per lavorare e vivere sul nostro bellissimo territorio. Ci ho tenuto particolarmente ad inserire l’aggettivo “cilentano” anche nella quarta di copertina del mio libro. Salerno, invece, è la città in cui vivo attualmente e la trovo stupenda.

Hai un nuovo progetto letterario in vista? Puoi anticiparci qualcosa?
Ci sto lavorando e spero di portare a termine anche questo lavoro. La speranza è quella di continuare a scrivere e, soprattutto, di riuscire ad avere l’apprezzamento dei lettori.

Dove si può acquistare il tuo libro?
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Da: https://www.unicosettimanale.it/news/cultura/719616/intervista-allo-scrittore-emergente-donato-daiuto

La storia di un uomo solo: intervista a Donato D’Aiuto

A Napoli l’associazione Giorgio Ambrosoli Salerno e l’Accademia dei Parmenidei hanno presentato il libro La storia di un uomo solo, dell’avvocato Donato D’Aiuto – Graus Editore che avevamo letto su queste pagine. In occasione sono state rivolte all’autore alcune domande per chiarire il sottofondo psicologico del suo lavoro.
Come mai un giovane uomo pieno di vita e di passioni come lei, ha sentito la necessità di creare questo personaggio così infelice?Non saprei spiegarle il “perché”, so solo che mi è capitato improvvisamente di avere in mente questo personaggio, questa storia. Ho dovuto soltanto trasferirla dalla mente alla carta, senza troppa fatica, perché già sapevo tutto. Era come se stessi raccontando un libro già letto, un film già visto.
Ha conosciuto davvero questo  giovane uomo che brucia la sua vita nell’alcool e nel rimpianto? Si è ispirato a qualcuno che conosce?No, non conosco nessuno che faccia o abbia fatto abuso di alcool o di sostanze stupefacenti in “periodi bui” della propria esistenza come capita di fare al mio personaggio. Ma, purtroppo, noi tutti sappiamo di quanto sia diffusa, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, la tendenza a credere che alcool e droghe siano gli antidoti contro la noia e la depressione.
Ci espone le impressioni che ha avuto nelle presentazioni del libro nei mesi passati?Pubblicare un libro era uno dei miei sogni. Esserci riuscito è stata una gioia ma subito dopo viene da chiederti “Piacerà?”. Devo dire che sono molto soddisfatto della risposta delle persone che hanno partecipato alle varie presentazioni e che hanno letto il mio libro. Ed è sempre piacevole ascoltare le impressioni e le sensazioni che i lettori hanno avuto a leggere le mie parole.
Lei si sente più cilentano o più cittadino del mondo?Io credo che al giorno d’oggi dove ognuno ha libero accesso ad ogni parte del mondo semplicemente prendendo in mano il proprio smartphone siamo un po’ tutti cittadini del mondo. C’è poi chi è più interessato davvero a far parte del “Mondo” e chi invece si accontenta del piccolo posto in cui vive. Io sono molto legato alla mia terra di origine ed è per questo che dopo aver studiato fuori ho deciso di tornarci, riportando nel mio territorio le esperienze fatte altrove. È quello che dovrebbero fare molti ragazzi, per contribuire alla crescita della propria terra e devo dire che ultimamente sta succedendo sempre con più frequenza e questo mi fa molto piacere.
C’è un altro luogo in cui vorrebbe vivere oltre il Cilento?Attualmente vivo e lavoro a Salerno e la trovo una città stupenda. Ma se dovessi andare via allora tornerei a Firenze, città dove ho studiato e mi sono laureato.
Lei si è spostato per gli studi a Firenze. In qualche modo l’arte l’ha contaminato? Cosa porta con sé di quel territorio?Tutti dicono che Roma è la città eterna. E questo non si discute. Ma Firenze è Firenze. L’arte è in ogni centimetro quadrato. Soprattutto perché puoi vedere, ad esempio, passeggiando tra il Duomo, Santa Croce e Ponte Vecchio quanta attenzione sia data ancora oggi al “Bello”. Non solo nell’architettura, ma anche nel vestiario. Firenze è una città che ama la Bellezza e la Bellezza ricambia l’amore nei suoi confronti.
Premesso che noi tutti siamo come i personaggi pirandelliani, ossia Uno nessuno e centomila. Dovendosi presentare, come si presenterebbe: avvocato, scrittore, o che altro?Nella vita non bisogna mai accontentarsi di essere una cosa sola. Ogni esperienza ti aiuta a crescere e a diventare sempre migliore e più completo. Scrivere mi è sempre piaciuto. Ho iniziato scrivendo di sport su diversi quotidiani online. Poi ho capito che potevo conciliare tutto ciò che avevo intenzione di fare. Quindi non mi presenterei come una sola di quelle cose. Io sono Donato e sono come un contenitore che contiene tutte queste cose. Per ora sono quelle, magari in futuro ce ne saranno anche altre.
Come avvocato è figlio d’arte, sia da parte di padre che di madre, ma da dove nasce la vena di scrittore?Le due cose credo possano essere collegate. Anche per fare l’avvocato ci vuole fantasia e ricerca. Non mi sento ancora uno scrittore, sarebbe presuntuoso da parte mia. Ma spero di poter proseguire questa strada nel futuro.
Lei è Cilentano e il Cilento è Parco Nazionale. Come descriverebbe il suo rapporto con la natura? In che modo la conosce e la esplora?Il Cilento è un territorio stupendo che neanche io conosco al 100%. A me quando vivevo a Firenze mancava il mare. Quando posso, mi piace godermi i meravigliosi tramonti sul mare. Anche la copertina del mio libro in realtà nasce da questo. Nasce proprio da una foto fatta in spiaggia, in quell’occasione era all’alba, ad Ascea con un amico. Da quella foto è nata l’idea della copertina. Chi può essere più solo di un uomo che cammina sulla spiaggia, da solo, all’alba?
Lei è uomo di cultura: In che modo ama partecipare alla società culturale? Ci dia almeno un esempio.Io sono molto affascinato dalle cose che non so fare. Per questo amo la pittura. È un mondo pazzesco. È facile comunicare uno stato d’animo scrivendo, farlo dipingendo è molto più complicato. Come la pittura, anche la fotografia mi tocca parecchio. Per fare due esempi posso dire di essere rimasto molto colpito dalla mostra di Edward Hopper al Vittoriano a Roma e dalla mostra fotografica di Steve McCurry al Pan a Napoli.
Si definirebbe un temperamento estroverso, pronto a cogliere la positività della vita, o riconosce in sé qualche ombra?Tutti hanno delle ombre. Ognuno di noi ha i suoi momenti di riflessione, in cui mette in dubbio ciò che fa, ciò che è. Mi piace pensare, visto che lo faccio anche io, che sia segno di intelligenza. Poi magari mi sbaglio.
Essendo così differente dal suo personaggio, in che modo pensa che questo “alter ego” le assomigli? Ma: le assomiglia in qualcosa?Il personaggio del mio libro ha sicuramente subito esperienze che fortunatamente io non ho dovuto subire. Ma siamo simili sulla voglia, di tanto in tanto, di estraniarci un po’ dal mondo che ci circonda per rimanere un po’ da soli con noi stessi. È in quei momenti che riusciamo a capire quale possa essere la cosa migliore da fare o ad avere “l’idea migliore”.
In che modo e per quali motivi  ha voluto creare un personaggio così dissimile?Io non l’ho voluto creare. Il personaggio del mio libro si è creato da solo. Non mi ero preparato a scrivere la storia di un uomo così. È venuta fuori da sola. Quando mi è venuta in mente la storia era già completa. Sapevo da dove iniziare, quale strada percorrere e dove andare a finire. L’ho dovuta soltanto trasferire dalla mente alla carta.
Per lei è davvero un personaggio che la fortuna ha abbandonato, o ritiene che lui non abbia più consentito alla fortuna di offrirgli altre opportunità? Insomma: Lo incolpa di qualcosa? Se sì, di cosa lo incolpa?Il personaggio del mio libro fa l’errore che molti fanno: pensare che non si possa risalire. Lui era già caduto ed aveva provato a rialzarsi. Poi è ricaduto, ancora più in basso. Non per questo vuol dire che non si debba avere la forza di uscire di nuovo dalle sabbie mobili. Quando tutto va male è facile starsene in un angolino e piangersi addosso pensando che le cose non miglioreranno. Stando in quell’angolino è ovvio che non miglioreranno. Bisogna avere sempre la forza di alzarsi, lasciare quell’angolino e riuscire a vedere il sole anche quando ci sono le nuvole. Perché dietro le nuvole c’è sempre il sole. Un’alternativa c’è sempre. Basta saperla cercare.
Secondo lei che lo ha creato, quali sono i difetti che conducono questo giovane, tuttavia pieno di possibilità, a non avere la costanza di attendere che la vita gliele offra?Il problema sta proprio lì, nel non avere la pazienza di aspettare. Non si può avere sempre tutto e subito. Il mio personaggio aveva avuto tutto e subito in un primo momento: la fama, l’amore. Poi cade. E forse inizia a pensare che le cose vadano sempre così, senza bisogno di lottare per conquistarle. È quello che fanno molti giovani, pensando che tutto sia a loro dovuto, senza la necessità di fare il minimo sforzo per ottenerlo.
Ha mai vissuto in prima persona  un periodo sfortunato? Si è sentito tradito da qualcuno?Periodo sfortunato non direi, ossa rotte a parte. Ho passato però periodi di incertezza, di dubbi, di preoccupazioni. Stati d’animo derivanti sia dalla posizione post-laurea in cui chiunque inizia farsi delle domanda, ma anche dal punto di vista personale. Io sono una persona che nei rapporti personali dà tutto. Mi apro completamente e mi fido ciecamente. Fino a quando poi non accade qualcosa che mi porta a ritrarmi. Purtroppo è capitato diverse volte. Dovrebbe servire di lezione per il futuro. Ma io me ne frego. È così bello fidarsi delle persone senza pensare che ad ogni angolo della strada possa esserci qualcuno pronto a deluderci o a tradirci. Come si può vivere nel costante pensiero di essere tradito da qualcuno?.
Quali sono le doti nascoste del suo personaggio, che lei ritiene di possedere?Spero di saper scrivere come lui e di poter essere apprezzato per quello che faccio come accade a lui. Mi piace il fatto che il mio personaggio, così come faccio anche io, si ritagli del tempo da passare soltanto con se stesso.
Il suo antieroe, dice a se stesso: “Dio ci crea, ma siamo noi gli artefici del nostro destino.”-  Perché, secondo lei, non è poi capace di modificarlo a suo vantaggio?Ognuno di noi è artefice del proprio destino. O meglio, di che pieghe possa prendere. Credo che gli incontri, come capita al mio personaggio e come è capitato anche a me, con delle persone particolari fanno parte di un disegno più ampio che noi non possiamo comprendere. Ma poi sta a noi recepire questi segnali e capire come possano essere vantaggiosi per noi. Praticamente, noi riceviamo solo l’input, poi diventiamo noi i veri e propri protagonisti della nostra vita.
Le riporto una frase del suo libro laddove definisce un lato importante di Alex: “Aveva un solo desiderio: sapere quante persone avrebbero sofferto se lui fosse morto.” Quanto conta nella vita del suo personaggio questa affermazione?Conta più di ogni altra cosa. Una volta ho sentito dire “noi nasciamo soli e moriamo soli”. Penso sia il più brutto riassunto della vita di ognuno. Sapere di essere passati su questa terra senza lasciare alcun segno, tangibile o meno, di questo passaggio è il tormento che ha il mio personaggio. Tutti, me compreso, passiamo dei momenti in cui cin interroghiamo sulle persone che ci circondano. La cosa più importante è avere quanto più vicino possibile le nostre fonti di felicità, allontanando chi, invece, si dimostra solamente un peso per il nostro benessere. Tutto si riduce e deve essere ridotto a questo. La vita è troppo breve per non essere felici o, perlomeno, per cercare in tutti i modi di esserlo.