Siamo sicuri che Cappuccetto Rosso per salvare la nonna dal lupo cattivo non è rimasta gravemente ferita?
Siamo sempre stati abituati ad ascoltare favole a lieto fine e così col passare degli anni abbiamo preferito la "favola" alla "verità".
Ma siamo proprio sicuri che sia questa la scelta migliore?
I social, ai nostri giorni, scandiscono lo scorrere del tempo, ricordandoci ogni giorno dove ci trovavamo, cosa pensavamo e con chi eravamo l'anno precedente in quello stesso giorno.
Tra un anno ricorderemo questa quarantena, sperando sia soltanto un lontano e brutto ricordo.
Ma dovremo ricordarcela. E dovremo anche farne tesoro.
Il Coronavirus è il virus della verità.
Ci ha costretto a mettere da parte le favole del "non arriverà da noi" e del "da noi non farà stragi".
Abbiamo fatto i conti con la verità dei fatti; perché i fatti non mentono mai.
Eppure quotidianamente siamo bombardati da favole e racconti fantastici. Non possiamo non prenderci le nostre colpe guardando la società che abbiamo contribuito a creare con la nostra ignavia.
Ci raccontano favole perché noi lo abbiamo voluto.
Abbiamo sempre preferito la "versione bella" alla "versione vera".
Il Coronavirus ha seppellito migliaia di nostri concittadini, ma deve insegnarci qualcosa. Altrimenti ogni sacrificio sarà stato vano.
La verità deve tornare al primo posto nella scala dei valori.
Anche quando è dura.
Anche quando è amara.
Raccontateci gli sforzi di Cappuccetto Rosso e le ferite infertele dal lupo cattivo.
Il tempo delle favole è finito.
Ma non possiamo lamentarcene, dipende da noi. Da tutti noi.
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